Benvenutə! Questa è la newsletter numero #5 di Sama Legge
Sono Elisa, mediatrice culturale ed insegnante di italiano L2. Sama Legge è il mio progetto dedicato ai libri e ai giochi nelle lingue nazionali africane e all'educazione interculturale.
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I libri bi/plurilingui, anche quelli nelle lingue più minoritarie, [in questa newsletter avevo citato due case editrici precursore nel campo, Mantra Lingua e L’Harmattan] sono sempre più diffusi. In questa puntata della newsletter rifletto sul rapporto tra le due (o più) lingue presenti in un medesimo testo, e di come le scelte grafiche, molte volte, rispecchino una visione gerarchica, o comunque non paritetica, delle lingue.
Qualche tempo fa mi sono imbattuta nel testo “Storytelling in più lingue. Come gli albi illustrati possono promuovere un’educazione di cittadinanza, interculturale e plurilingue”1 di Gisela Mayr, in cui l’autrice, docente presso la Libera Università di Bolzano, illustrava i “tratti linguistici e il landscape dei testi bi e plurilingui” di un campione di 73 testi per l’infanzia.
Mayr, nello specifico, ha considerato le caratteristiche strutturali dell’albo, ovvero il rapporto grafico tra le due o più lingue utilizzate, distinguendo libri in cui:
le lingue procedono parallele
la lingua principale è quella maggioritaria con l’aggiunta di alcune parole in una lingua che lei stessa definisce seconda o straniera
una lingua è intercalata da parole e frasi in un’altra lingua (approccio del translanguaging)
la lingua maggioritaria compare prima di quella seconda o straniera
la lingua seconda o straniera appare in una posizione svantaggiosa
la lingua seconda o straniera compare prima di quella maggioritaria
la lingua seconda o straniera è in colori diversi da quella maggioritaria
la lingua seconda ha una grafia diversa rispetto a quella maggioritaria
L’analisi di Mayr tocca anche il font e la sua grandezza:
Sono diffuse differenze in grandezza e carattere e anche la collocazione sulla pagina in alto o in basso, oppure nella pagina successiva, ha un valore simbolico che può portare a sminuire una lingua rispetto ad un’altra, attribuendole uno status sociale secondario. Il libro bilingue può, in questo caso, diventare uno specchio di come all’interno di una determinata società un gruppo linguistico dominante tratti un gruppo minoritario.
In conclusione:
Pur essendo bilingui, molti libri dunque non trattano le lingue in modo paritetico. Se ne deduce che, nonostante lo sforzo compiuto per una maggiore affermazione delle lingue minoritarie, nella maggior parte dei libri bilingui le gerarchie linguistiche dominanti si riaffermano.
Qualche esempio pratico
In “eyabè nè nè. filastrocche dal mondo” di Francesca Imbastari e con illustrazioni di Rosalba Catamo per Sinnos Editrice [2009] (ne ho già trattato qui, ma calza a pennello anche per questa puntata della newsletter) l’italiano risulta essere scritto in caratteri leggermente più grandi rispetto all' “altra” lingua, il rumeno in questo caso, anche se la lingua minoritaria compare per prima.
Ma se restiamo in tema “grandezza del font”, la disparità tra arabo e italiano è evidente in questo testo bilingue, con la lingua italiana che occupa quasi il doppio dello spazio riservato all’arabo, che per di più si trova in una posizione “scomoda”. Si tratta di “Zia Osha” di Fatima Sharafeddine e con illustrazioni di Hanane Kai e traduzione di Isabella Camera d’Afflitto per Kalimat e Gallucci [2018].
Un testo che invece mi ha particolarmente colpita per la capacità di far convivere le due lingue, in questo caso italiano e giapponese, è “Il menu di Yocci. Taccuino di ricette giapponesi” di Yoshiko Noda per Corraini Edizioni: una raccolta di ricette illustrate della cucina del Sol Levante in cui le due lingue coesistono nella stessa pagina in un modo del tutto originale. In questo caso la grandezza del font rimane inalterata per le due lingue e il giapponese viene, nella maggioranza dei casi, scritto dall’alto al basso.
La grande particolarità di questo libro è data dalla scelta dell’editore di non modificare i testi in italiano, anche laddove grammaticalmente errati. Si legge nelle note:
i testi in lingua italiana pubblicati in questo libro sono stati scritti personalmente da Yocci e mantengono volutamente le imprecisioni di chi non è madrelingua
Avevi mai fatto caso alle caratteristiche dei libri bi/plurilingui descritte da Mayr? Ti vengono in mente altri testi in cui la grafica riflette una visione gerarchica delle lingue, con quella maggioritaria in una posizione di dominanza sull’altra?
Parliamone!
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Lingue nazionali e lingue ufficiali (con un focus sui paesi francofoni, in particolare il Senegal)
Appuntamenti ed eventi del mese di febbraio
La scuola di italiano Ataya ha in programma per l’1, 8 e 15 febbraio il corso di formazione online “Tecniche di semplificazione e facilitazione di testi disciplinari per alunni non italofoni” destinato a insegnanti della scuola primaria, secondaria di 1 e 2 grado e CPIA.
Nelle stesse identiche date si terrà a Bologna (in presenza) il corso di formazione “Primi passi. Osservare e sostenere le conquiste linguistiche di bambine e bambini non italofoni”.
Il 6 febbraio si terrà il primo appuntamento del ciclo “L’approccio attivo all’interculturalità” presso il CSV Lazio (evento solo in presenza).
Il 14 febbraio si terrà il webinar “Come fare educazione plurilingue in classe? Materiali e attività” a cura di Maria Frigo per Parole al Centro di Giunti Scuola
Il Centro RIESCO di Bologna organizza due incontri online dal titolo “Alfabeti dal mondo. Fare posto alle lingue nella scuola” in programma il 20 e 27 febbraio.
Il 28 febbraio chiudono le iscrizioni al laboratorio “Raccontare l’altro. Laboratorio di raccolta di storie. Comprendere l’alterità attraverso la pratica dell’ascolto e della narrazione”. Il corso è rivolto a tutte le persone che operano in ambito sociale, culturale, educativo, nel campo del volontariato, dell’animazione e dell’insegnamento.
Febbraio, in Italia, è il mese del Black History Month. Ti segnalo gli eventi che si terranno a Torino e Bologna.
Il 21 febbraio si celebra la Giornata Mondiale della Lingua Madre. Per l’occasione ti segnalo un libro che ho scoperto qualche mese fa, e che mi ha emozionata molto. È Yukie e l’orso, di Alice Keller [Kira Kira edizioni, 2019]: narra la storia vera di Chiri Yukie, nata nel 1903 in una famiglia Ainu in Hokkaido, nel nord del Giappone. Yukie era madrelingua ainu, una lingua orale che si “canta”. Imparò a scrivere in giapponese, subì gravi discriminazioni per via della sua etnia e poi dedicò la sua breve vita (morì a 19 anni) a trascrivere i suoni ainu e poi a tradurli in giapponese per preservare la cultura del suo popolo.
Lavoravo senza pause, con la luce e con il buio,
per trasformare ogni loro parola d’aria in un segno.
Un segno nero, il primo segno mai esistito in lingua ainu.
E poi lo trasformavo ancora, in giapponese,
e così i canti scorrevano, uno dopo l’altro,
riempivano i fogli. E i fogli non erano più solo nostri.
Da un’isola all’altra, le parole creavano ponti.
La newsletter #6 arriverà i primi giorni di marzo, ma il 15 febbraio mi puoi leggere in “Parlo anch’io”, la newsletter di Anna Aresi.
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A presto,
Elisa